La cripta di S. Marciano a Siracusa

La cripta di S. Marciano a Siracusa

La storia

Quantunque le esplorazioni e gli scavi non abbiano fornito di ciò prove documentarie, tuttavia la tenacia della tradizione non lascia alcun dubbio sulla personalità storica del santo,  mandato dal lontano Oriente a Siracusa dall’apostolo Pietro nel 39 d.C., ci permette di ravvisare in quella parte della cripta che comprende, oltre all’arcosolio e al cubicolo, le fosse sottostanti all’abside settentrionale, degli avanzi che risalgono agli inizi del IV sec. d.C.¹

La cripta di S.Marciano a Siracusa è ubicata in un sito che ricevette una prima sistemazione in età greca classica con l’apertura di una cava di pietra. Tuttavia, dopo l’abbandono, si installò in età ellenistica un’officina di vasai con annessa area culturale. Cessata l’attività dei fornaciai, in età tardoromana il sito ebbe destinazione funeraria ed accolse piccoli ipogei e tombe “sub divo”.

L’area cimiteriale, attiva almeno sino al 423 d.C., fu interamente trasformata intorno al 550 d.C., in parte con un approfondimento del taglio della roccia ed in parte con l’erezione di strutture murarie colmate all’esterno da terra di riporto. Pertanto, la cripta assunse l’odierna sistemazione ipogeica, in funzione della tomba venerata, nella quale furono traslati, secondo la tradizione ecclesiastica, i resti di S. Marciano, protovescovo della città. Ad ogni modo col trionfo del cristianesimo, lo spazio criptale risultò insufficiente allo svolgimento delle pratiche religiose, pertanto, al di sopra di essa fu elevata, nella prima età bizantina, una grande basilica².

All’opinione di L. Trigilia, contrasta quella del prof. G. Cultrera, il quale sostiene,: che provata l’esistenza arcaica di due templi, risalenti cronologicamente all’età geloniana, riferendosi ad un passo mensionato da Plutarco, il quale, mentre ci fa sapere che i due templi erano compresi in un medesimo temenos, parla poi del giuramento di fedeltà a Dione, dato da Calippo nel temenos, accennando al modo come il rito si compieva.

Il racconto di Plutarco, nonostante la chiarezza della dizione, è un po’ confuso. Tuttavia, interpretato a rigore di logica, se ne deduce che la persona assoggettata a tale cerimonia scendeva in un luogo (indubbiamente un ipogeo) particolarmente sacro a una sola delle due dee.  Ad ogni modo, giurando e tenendo in mano una fiaccola accesa. Plutarco non nomina la dea: ma che non possa essere che Persefone, se ne ha la conferma in Cornelio.

Pertanto è più che legittima l’ipotesi che la cripta abbia avuto origine da quell’ipogeo, che, in seguito, opportunamente trasformato, ebbe l’ampiezza e la forma in cui oggi lo vediamo. Ad ogni modo, con molta probabilità dovette preesistere, con carattere sacrale, anche all’epoca di Gelone determinando la scelta del luogo per l’erezione dei due templi, così come preesisteva nell’età ellenica il santuario rupestre presso S. Biagio, in Agrigento, pure dedicato a Demeter e Kore³.

¹ Giuliano Luigi: Storia di Siracusa antica, Roma 1936 (biblioteca naz. di Firenze), coll. 5. U. 977, cit. pg. 276 ; Trigilia L.; Siracusa: quattro edifici religiosi: analisi e rilievi: S. Giovanni alle catacombe, S. Lucia al sepolcro, S. Giovannello, S. Giuseppe, Siracusa 1990 -(biblioteca com. di Siracusa) ; Agnello G. 1929, cit. pg. 1 – (biblioteca dei beni culturali di Siracusa)

² Trigilia L. 1990, cit. pg. 23 – (biblioteca com. di Siracusa).

³ Cultrera G.; Il “Temenos” delle “Thesmophoroi” e la cripta di S. Marziano, I congresso naz. di archeologia cristiana, Roma 1947 – iblioteca com. di Siracusa).

Il rilievo architettonico

A questo sotterraneo si accede da due ingressi esistenti, uno accanto l’altare maggiore della vecchia chiesa soprastante e l’altro in corrispondenza della cappella del crocifisso. Tuttavia, scendendo la scala del primo si vede una volta a crociera d’epoca sveva.

La cripta di S.Marciano a Siracusa, ha oggi l’aspetto di un’irregolare basilichetta triabsidata, il cui spazio centrale è definito da quattro rozzi pilastri costruiti in muratura, impostati sopra l’originario pavimento in opus sectile e sormontanti le basi di tre colonne, che, in unione ad una quarta oggi scomparsa, si disponevano agli angoli di un vano quadrato centrale nella prima fase costruttiva del monumento. Al vano centrale sono collegate tre absidi semicircolari, di cui quell’orientale fronteggia la scalinata d’ingresso, e le altre due s’impostano sull’asse nord-sud.

 

Tale cripta, si estende sotto la parte settentrionale della navata centrale ed in particolare sotto la navata sinistra della sovrastante chiesa e l’attuale chiesetta all’attiguo convento dei Frati Minori.

Il rilievo architettonico è stato eseguito col metodo diretto. Ad ogni modo quando ci si trova a rilevare l’interno di un’architettura rupestre, non si può far uso di tecnologie digitali avanzate, come la stazione totale o il laser scanner 3D. Tuttavia, le fasi di rilevamento sono state eseguite triangolando le quote, usufruendo di strumenti tradizionali, quali la rotella metrica – metro a stecca – asta metrica – livella ad acqua.

 

 

 

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